Il cosiddetto Antro delle Sorti era in origine una grotta naturale, poi inquadrata, intorno alla metà del II secolo a.C., in una struttura di blocchi di tufo e, da ultimo, alla fine dello stesso secolo, inserita nel complesso forense. A quest’ultimo momento risale la splendida decorazione musiva, purtroppo danneggiata dai riusi successivi dell’ambiente come locale per la produzione della calce.
Il Mosaico dei Pesci rappresenta il mare, abitato da pesci e crostacei. È visibile anche una parte della riva, lungo la quale si infrangono le onde, rese da tratti in bianco, mentre il colore del mare è più chiaro nei pressi della costa e si fa più scuro e blu verso il fondo della grotta, dove si vuole rappresentare la profondità dell’abisso. I pesci sono rappresentati in prospettiva inversa, quelli più distanti dall’osservatore sono di dimensioni maggiori. I dettagli sono resi con sorprendente, quasi scientifica precisione. In basso a destra è la scena di un sacrificio a Nettuno che pare svolgersi nel porto di Alessandria d’Egitto, dal momento che la forma dell’altare e del capitello di colonna rappresentati, sono tipicamente alessandrini.
L’opera è uno dei più notevoli mosaici ellenistici conosciuti, che trova confronto con altri esempi di Roma e Pompei, sempre a soggetto marino, ed anch’esso, come quello del Nilo, è attribuibile ad artisti alessandrini che lo realizzarono sul posto nella stessa epoca (fine II secolo a.C.).